La ragione precisa per cui ho deciso di avvicinarmi al Metodo Incima, onestamente, non la conosco.
Ma speravo che fosse il momento buono per cimentarmi in qualcosa che mi consentisse un nuovo approccio alla vita.
Speravo proprio che la mia vita si trasformasse e non fosse più quella di prima, guidata da sensazioni e sentimenti “no”!
Volevo iniziare a vivere e non solo a sopravvivere.
Generalmente parlando, volevo riaprirmi alle relazioni, aprirmi all’idea di lavorare diversamente, di guadagnare di più e, se fosse stato necessario, anche cambiare lavoro.
Ma sapevo che prima di tutto era dentro di me che doveva cambiare qualcosa, un nuovo modo di essere che poi mi avrebbe permesso di ottenere tutto il resto in modo naturale.
Non sapevo dire esattamente cosa, ma sapevo che qualcosa doveva cambiare.
Dopo la prima consulenza non aveva ancora ben tutto chiaro nella mia mente, ma già il fatto di essermi lasciata andare per me significava tanto.
Pensavo al mio amico Vittorio e al suo entusiasmo nell’aver fatto il percorso del
Metodo INCIMA, così ho pensato: “ma sì, ci provo anche io”.
Mentre andavo in Masseria per il primo weekend di corso, pensavo: “ma che c***o vado a fare, mi devo essere proprio scimunita!!!
Vabbè, oramai ci sono… Male che vada me ne torno indietro!”.
Appena arrivata lì ho evitato di pensare troppo, i pregiudizi avrebbero avuto la meglio, e mi sono seduta al mio posto.
Certo ero più che scettica, ma anche curiosa.
Poi è apparsa Agnese, una compagna di corso.
Con lei nessuna riserva fin da subito, si è creato subito un rapporto di fiducia. Poi è apparsa Cristina e tutto è stato fluido.
O meglio la curiosità di vedere dove si andava a parare ha preso il sopravvento sullo scetticismo.
Devo dire che durante tutto il corso non ho avvertito mai stanchezza, mai noia.
Anzi spesso provavo meraviglia per il mio approccio positivo nei confronti del nuovo che mi veniva proposto e prospettato.
Pensavo di arrivare stanca alla fine di quelle giornate di corso e invece stavo benissimo.
La prima cosa che ho pensato è stata l’importanza di avere un confronto post corso con i nostri coach.
Sarebbe sterile fare solo delle lezioni e degli esercizi e sapere di non avere un interlocutore.
La figura del coach è sostanziale, ma anche quella del facilitatore è molto utile.
Un facilitatore è una persona che ha fatto il tuo stesso percorso e ha ottenuto i suoi risultati, quindi è una prova concreta dell’efficacia del Metodo!
Io vedo il coaching telefonico un modo per dare un vestito specifico alle emozioni che tu provi, nel senso che qualcuno sicuramente più competente di te è in grado di leggere quello che accade, quello che tu dici e in qualche modo ti riporta sui binari giusti, perché la tua mente tenta di tirarti fuori e non sempre hai l’energia per rientrare.
Quindi l’appuntamento settimanale con il coach serve proprio a riprenderti per i capelli e a riportarti su quei binari, come a dire “Non ti scordare che stai facendo questo percorso e non ti scordare che ci devi mettere il tuo”.
Guardare Dario e Cristina nell’esperienza della crescita comune mi richiama all’idea del rispetto di spazi, pensieri e competenze.
Cristina è un’esplosione di energia.
Donato, uno dei coach, è una persona di infinito cuore. E Dario è stato il coach perfetto per me.
Il training mentale Mind Re-start è un altro strumento molto potente.
Man mano che lo fai percepisci delle emozioni diverse, ogni volta mi sembra di percepire una parola nuova.
Parole che poi spesso ti vengono in mente anche durante la giornata e ti aiutano. È una cosa che mi piace molto fare.
Il lavoro in gruppo fatto nei due weekend in Masseria, il fatto di potermi confrontare con gli altri, cosa che prima non mi piaceva, ha avuto il suo potere.
Riconosco l’energia del gruppo e riconosco anche che prima tendevo a giudicare spesso e questo mi portava a non relazionarmi con persone diverse da me per mestiere, cultura, territorio, per qualunque cosa.
Invece poi ti rendi conto che, quando si mostrano le proprie debolezze a tutti i livelli, questo giudizio è veramente una grande limite.
Dopo questo percorso è cambiato il mio approccio alle cose, alle persone e al mio stesso stato d’animo.
Ora ho proprio una percezione diversa.
Situazioni che prima per me erano disastrose, nel senso che avevano un impatto emotivo molto forte, che mi facevano innervosire potentemente, ora hanno un impatto più morbido, non mi toccano come prima.
Sia a livello lavorativo che a livello relazionale, ci sono situazioni che oggi non mi creano più disagio, le vivo in modo diverso, quindi non mi creano più dolore.
Anche se qualcosa dovesse andare storto, ora sono in grado di gestire le mie emozioni, diversamente da prima che mi deprimevo o vivevo con l’angoscia, con l’ansia, col nodo alla gola, svegliandomi la notte e dicendomi “Madonna, non ce la faccio”.
Ora mi osservo, valuto, cerco di dare il giusto peso alle cose, cerco di non farmi tirare dalle solite reazioni che erano peculiari al mio carattere.
E cerco di essere fedele all’applicazione del Metodo.
Il Metodo INCIMA è stato in grado di entrare nella mia mente e nel mio cuore.
Carla Ferrari