Ero in uno stato di profonda insoddisfazione personale.
Il mio essere eccessivamente ligia al dovere, alle regole, mi metteva nell’impossibilità di fare delle cose che avrei voluto fare, sentivo il peso delle tante responsabilità.
Avvertivo una discrepanza tra quello che avevo dentro e quello che facevo fuori.
Era come se non potessi dar vita alla parte spensierata di me, la parte allegra, la parte che si diverte, che ogni tanto molla un po’ la presa.
Questa cosa è venuta fuori in modo ancora più evidente dopo la separazione, perché essere sola con due bambine mi faceva sentire in una condizione di maggiore responsabilità e la sensazione di avere sempre meno tempo a disposizione per me.
Era come se mi fossi messa in “stand-by”. Dovevo ritrovare la vera Ileana, la vera me.
Volevo essere più “sciolta”, avere quella libertà di dire: “vabbè quello che c’è, c’è, lo prendiamo, lo facciamo… Se viene, bene, se no va bene lo stesso…”.
Avere più leggerezza, insomma, avere quella serenità di vivere il momento.
Volevo stare bene, essere felice con le mie figlie, dar loro la possibilità di crescere serene e capaci di gestire al meglio la loro vita. Vivere bene anche la possibilità di un futuro compagno, il lavoro, le mie passioni e tutto ciò che mi rende “me stessa”.
E invece era un po’ come se avessi l’idea che “poi arriverà… poi sarò felice… poi farò questa cosa che mi piace…”
Continuavo a rimandare la mia felicità! Sapevo di essere la principale nemica di me stessa.
Sentivo di avere tutte le potenzialità per stare bene, però era come se mi autosabotassi.
Dovevo riuscire a resettare quel sistema di pensieri, a ristrutturarmi, per riuscire a imparare un nuovo modo di relazionarmi con me stessa, prima, e poi cambiare tutto quello che avevo intorno, perché sapevo che se fossi stata bene io, sarebbe andato meglio tutto il resto.
Volevo riprendere in mano la mia vita, essere io alla guida.
Volevo essere me stessa, evolvere, avere una maggiore consapevolezza di me, riuscire a riconoscere quando mi stavo limitando, conoscermi di più, essere più aderente a quello che ero io e non a quello che da me ci si aspettava.
Quindi mi sono detta “ORA BASTA!”.
Non può esserci solo il momento del dovere…c’è anche il momento per essere felice!
Ma non avevo gli strumenti per riuscirci, e il rischio di girare a vuoto buttando via anni preziosi era davvero grosso. Del resto, se avevo fatto degli errori in passato, chi mi avrebbe dato la certezza di non ripeterli.
E io, non avrei mai voluto vivere di “speranza” per poi ritrovarmi dopo 5 anni nelle stessa situazione.
Così ho deciso di affidarmi anche io al Metodo INCIMA.
Dico “anche” perché io ci sono arrivata tramite la mia collega, Simona, la quale ha avuto una trasformazione non indifferente: ho visto il suo atteggiamento cambiare, l’ho vista più naturale,capace di gestire le sue emozioni, anziché farsi gestire dagli eventi (come invece era prima).
Ha acquisito una maturità e una profondità che prima non aveva mai mostrato. Così ho deciso di farlo anche io.
Sapevo che dentro di me c’era una consolle, ma dovevo imparare a usare i tasti.
Fino ad un certo punto della mia vita mi sono vista determinata, ma in quel periodo, presa dagli eventi della vita, non avevo la forza per raggiungere i miei obiettivi, avevo bisogno di un sostegno per non mollare e di nuove conoscenze e strategie per diventare più efficace.
E il fatto che con il Metodo INCIMA avrei avuto “l’assistenza passo-passo” da parte di un coach, mi faceva pensare che in quel modo sarei riuscita ad avere una certa continuità e la costanza che a me mancava.
È come se per un tratto lasciassi la guida a chi ti dice “guarda io la strada l’ho già fatta, so dove ti sto portando.Vieni”.
In quel momento sono altri, i professionisti, che ti dicono cosa fare, tu devi solo affidarti e lasciarti guidare.
Io ho vissuto il coaching individuale come un rinforzo, come qualcosa che mi dava conferma della traiettoria. A volte ti ritrovi sola in preda a domande del tipo “Starò facendo bene?”.
Il coaching ti da continuamente dei feedback sul fatto di stare lavorando nel modo giusto o meno e la possibilità di capire quali sono le mosse più efficaci. Cose che da “autodidatta” non puoi sapere.
Il fatto di avere una metodologia, il come fare, mi ha dato la possibilità di non perdermi per strada. Il Mind Restart poi è favoloso, a me piace moltissimo, credo che sia proprio la marcia in più.
E’ veramente come se ti prendesse per mano.
Ti dà la lucidità, la calma, la serenità mentale per iniziare intanto a capire come non giudicarsi.
Io ero il giudice più inflessibile nei miei confronti e questo mi ha sempre messo in una sorta di competizione, di dover sempre fare.
Il Mind Re-start ha fermato quel continuo fare, mi ha messo in quella giusta dimensione di calma che ti permette di avere accesso alle nuove informazioni e di utilizzare al meglio gli strumenti del Metodo.
Voto: 10 pieno!
A me è piaciuto moltissimo anche il corso in aula, proprio la parte teorica.
Questo tipo di esperienza la capisci solo nel momento in cui la vivi, perché ti trasmette proprio un certo tipo di energia. Il fatto di staccare dalla tua routine, dal tuo ambiente, di essere proprio lì fisicamente e mentalmente, concentrato solo su di te per un intero weekend, è importante.
Insieme a persone nuove, con obiettivi che sono sicuramente tutti diversi uno dall’altro, ma in qualche modo accomunati dal sentire la voglia di migliorarsi, la voglia di crescere, di dire basta a determinate cose.
Il gruppo io lo sentivo tantissimo, era proprio un campo energetico fortissimo, positivo, bello. E tuttora ci teniamo costantemente in contatto.
Con tutto ciò non voglio dire che sia tutto bello, tutto facile, no.
Bisogna volerlo, metterci un minimo di impegno, con la serenità di chi sa che che è quella la strada, però bisogna lavorarci.
Bisogna creare delle abitudini, fare pratica, cercare anche di riuscire in qualche modo adammortizzare quei rimbalzi che ogni tanto ci sono, per poi risalire, imparando anche ad accettarli.
Bisogna acquisire la padronanza di alcune dinamiche se si vuole un vero e definitivo cambiamento.
Io ho notato innanzitutto un miglioramento in termini di consapevolezza, non mi faccio più trasportare dalle situazioni, perchè ho imparato a gestirle.
I rapporti nella quotidianità migliorano sempre di più; non dico che non ci sono più incazzature,però sono sempre meno frequenti e durano sempre meno, le guardo sotto un aspetto diverso.
Quando sei tu a cambiare approccio, la risposta che poi ricevi è diversa. E’ la prova evidente che se fai qualcosa di diverso, il risultato che ottieni è diverso, punto.
L’idea che io avevo già da prima, ossia che dipende da noi stessi, in questo caso è proprio tangibile. Per cui questa è proprio pratica, è realtà, è quotidianità che cambia, che è già cambiata e che si può sempre migliorare in questa direzione.
È un percorso, stai andando in avanti e, anche quando dovessi fermarti, sapresti da dove ripartire, dove devi andare, sai qual è la strada insomma.
E’ questa l’importanza di avere un Metodo.
Io penso che questo percorso lo dovrebbero fare tutti, innanzitutto perché ci mette a conoscenza di cose che dovrebbe conoscere chiunque, come ad esempio il funzionamento della nostra mente.
Poi perché è pratico, concreto e reso fruibile a tutti, non rimane solo didattica questa conoscenza, insomma!
La forza di questo Metodo è proprio il fatto che riesce a portare una parte teorica, sicuramente forte, importante e vera, nella pratica di tutti i giorni.
Puoi sperimentarlo giorno per giorno, avere la prova di tutto quello che hai appreso. Devi fare semplicemente quello che ti dicono in buona sostanza.
E se lo fai, indietro non torni!
Ileana Tamborrino