
La sottile linea (ansiogena) tra preoccupazioni quotidiane, improbabili tigri-donnola e Neanderthal impazziti.
Torniamo indietro di 50.000 anni o giù di lì. Immaginiamo di essere un Neanderthal che fa una piacevole passeggiata tra i campi.
All’improvviso, nei cespugli vicini, senti una tigre.
In un nanosecondo, tutto il tuo corpo inizia a reagire. Il tuo battito accelera, il tuo respiro si fa corto, i tuoi occhi si dilatano, il tuo corpo inizia a produrre adrenalina.
Tutto ciò che accade è in realtà positivo: sei pronto a sopravvivere a questo incontro con la tigre.
C’è solo un piccolo particolare.
Non era una tigre. Era una piccola donnola preistorica.
Il tuo corpo è pronto per la lotta o la fuga, il tuo cuore batte forte, sei completamente carico di adrenalina… ma non c’è pericolo.
QUESTA È ESATTAMENTE LA DESCRIZIONE DI QUELLO CHE ACCADE AL TUO CORPO QUANDO VAI IN ANSIA.
Ora, prova a sostituire la (inesistente) tigre tra i cespugli con social media, traffico, politica, Covid-19, denaro, figli, stress da lavoro, vaccino sì-vaccino no, drammi familiari.
Comprendi perché l’ansia è la malattia mentale più comune in questo periodo storico?
Niente di strano se i giornali britannici pubblicano le recenti ricerche secondo cui siamo in ansia per 2 ore e 15 minuti al giorno. Se prestiamo caso a tutte le micro e macro ansie quotidiane, semmai i dati sono anche troppo ottimistici.
Gli umani moderni sono fondamentalmente un gruppo di Neanderthal impazziti in modalità lotta o fuga 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
«L’ANSIA È UN IMPULSO NEL NOSTRO CORPO CHE DICE: NON SONO AL SICURO IN QUESTO MOMENTO”,
afferma Elizabeth Stanley, autrice, divulgatrice e professoressa associata presso la Edmund A. Walsh School of Foreign Service e il Dipartimento di Governo degli Stati Uniti.
“È un meccanismo automatico, molto veloce e inconsapevole”.
Per capirci qualcosa, dobbiamo aprire una piccola parentesi per spiegare come funziona il nostro cervello.
Le neuroscienze hanno chiarito da tempo la differenza fondamentale tra il cervello pensante, la nostra neocorteccia, responsabile del ragionamento, e il cervello di sopravvivenza, che invece gestisce le nostre emozioni e le nostre paure.
Una delle funzioni più importanti del cervello di sopravvivenza è la neurocezione, un processo inconscio di scansione rapida dell’ambiente interno ed esterno alla ricerca di sicurezza o di pericolo.
Quando viene individuato un pericolo, il tuo cervello di sopravvivenza invia al tuo corpo un messaggio istantaneo di attivazione dello stress, che porta a determinate reazioni fisiche legate al nostro cuore, alla respirazione e alla digestione.
In poche parole, quando il cervello di sopravvivenza percepisce un costante stato di pericolo (come nel caso della tigre), produce una serie tremenda di effetti a catena che attraversa il nostro corpo.
Come spiega anche Stephen Porges, illustre scienziato presso l’Indiana University e presidente della Society for Psychophysiological Research e della Federation of Associations in Behavioral & Brain Sciences: “Queste risposte non sono volontarie. Il nostro sistema nervoso sta raccogliendo informazioni nell’ambiente non a livello cognitivo, ma a livello neurobiologico”.
Vale a dire che quando siamo intrappolati in una risposta difensiva alle nostre piccole e grandi preoccupazioni quotidiane, il nostro cervello razionale è l’ultimo ad essere consapevole che qualcosa non va.
Avere una risposta “lotta o fuggi”, quando sei in ritardo per la riunione con il tuo capo, può sembrare una reazione eccessiva. Ma è esattamente quello che succede al tuo corpo quando sei in auto in mezzo al traffico.
Eppure, a differenza dei nostri antenati preistorici (che potrebbero aver affrontato la presunta tigre correndo o ansimando e tremando come cani impauriti), noi moderni “malati di ansia” ci rivolgiamo al nostro amico fidato, il nostro cervello razionale.
Siamo una cultura cerebrale, che ci rende molto attrezzati per affrontare problemi che richiedono ragione e logica e meno attrezzati per affrontare problemi in cui il ragionamento razionale può solo peggiorarli.
Se ci pensi in maniera logica, decidi che non hai nulla per cui sentirti ansioso. E mentre trascorri le tue giornate dicendo a te stesso che tutto va bene, continui a sentire i sintomi fisici dell’ansia in tutto il corpo.
Risultato? Mal di testa, gastriti, ulcere, cervicali, eczemi cutanei… Non solo. Le ricerche sono chiare: la preoccupazione spesso porta a conseguenze anche sulla salute a lungo termine, comprese le malattie cardiovascolari e altre condizioni croniche.
Se hai trascorso del tempo in terapia o in analisi, analizzando tutti i motivi per cui sei ansioso, saprai che non solo tutto quel parlare potrebbe non fare molto per alleviare l’ansia, ma potrebbe addirittura renderla più acuta.
Il nostro cervello di sopravvivenza vuole tenerci al sicuro. Ma quando ignoriamo il nostro corpo e i suoi segnali perché siamo presi dalle storie “razionali” che ci raccontiamo, il nostro corpo reagisce in maniera ancora più estrema.
Come un neonato in fasce, il nostro corpo continuerà a strillare ancora più forte, finché il suo messaggio non verrà capito.
Ecco perché non riusciamo a uscirne: il cervello di sopravvivenza invia messaggi di pericolo, quelle “false tigri” che noi cerchiamo di risolvere attraverso il pensiero razionale che, non agendo a livello profondo, crea ancora più “allerta” nel nostro corpo.
UN CIRCOLO VIZIOSO CHE SI AUTO-ALIMENTA E DAL QUALE È SEMPRE PIÙ DIFFICILE USCIRNE.
Da qui, la tendenza ad assumere farmaci: dal comune ibuprofene, che sempre più spesso vediamo nelle borse di uomini e donne (come fossero caramelle alla menta!), a quelli molto più pericolosi che agiscono sui neurotrasmettitori cerebrali.
Mentre la terapia e i farmaci sono ancora le soluzioni tradizionali offerte per l’ansia cronica, esistono altre modalità che offrono un approccio completamente differente.
Le Neuroscienze, “le scienze del cervello” e la neurobiologia, stanno spostando la nostra comprensione psicologica dal concentrarsi solo sulla mente a vedere invece il cervello e il corpo come un’unità coesa.
Come ha scritto l’oncologo, ricercatore e scrittore Claudio Pagliara:
“È oramai ampiamente riconosciuto che la Salute non è una semplice ‘assenza di malattia’, ma è uno stato di completo Ben-Essere fisico, psichico, sociale e spirituale. La coscienza, cioè lo spirito, la mente, il corpo e l’ambiente sono strettamente interconnessi e ciascuno di essi ha un ruolo importante in un percorso di ben-essere (salute) e nella nascita e nell’evoluzione di una malattia.
I nuovi saperi derivanti dalle varie frontiere della ricerca dimostrano ampiamente che cambiando il nostro atteggiamento nei confronti delle variabili già riferite, cambiamo la chimica e la biologia delle nostre cellule e il funzionamento stesso del nostro DNA.
La dimensione spirituale rappresenta la vera fonte della nostra energia vitale e del nostro atteggiamento nei confronti di noi stessi e degli altri. Pensieri diversi portano ad una biologia diversa, ad uno stato di salute o di malattia diverse e ad un diverso destino”.
Dopo aver aiutato il nostro cervello di sopravvivenza a sentirsi sicuro e stabile, allora possiamo lavorare sui nostri pensieri. Altrimenti, la nostra risposta cognitiva continua a essere influenzata dal nostro stress e dalle nostre emozioni”.
Non siamo Neanderthal.
Abbiamo la fortuna di vivere, nonostante il difficile periodo che stiamo attraversando, in un’epoca straordinaria.
Nella storia dell’essere umano, non ci sono mai state tante conoscenze scientifiche, tanta tecnologia e tante opportunità che possono permettere di vivere una vita straordinaria, ricca di gioia ed entusiasmante. Eppure…
La mancanza di conoscenza e di strumenti adeguati ci costringe ad accontentarci, nella migliore delle ipotesi, di vivere una vita mediocre, condizionata dall’ansia perenne e da piccoli e grandi disturbi psico-fisici.
Se anche tu ti ritrovi in una situazione di questo tipo, è probabilmente dovuto al fatto che non hai ancora aperto la tua mente ad una nuova visione delle cose in grado di offrirti un nuovo modo di vivere.
Se vuoi migliorare il rapporto con te stesso e con gli altri, il modo in cui ti vedi o vieni visto in ambito personale o professionale, se vuoi fare tuo il miglior atteggiamento mentale possibile, iscriviti a:
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