C’è una storia sul patron di Amazon che risale a quando era un ragazzino. Era in macchina con i suoi nonni, entrambi fumatori. Il piccolo Jeff Bezos aveva appena sentito in radio una pubblicità anti-fumo che spiegava quanti minuti ogni sigaretta toglie alla vita di una persona. E così, seduto lì sul sedile posteriore dell’auto, da tipico bambino precoce aveva fatto i conti e spiegato con orgoglio a sua nonna: “Nonna, hai perso nove anni di vita!”

La risposta tipica a questo tipo di sfacciataggine innocente sarebbe stata dare una pacca sulla testa al bambino dicendogli quanto è intelligente. La nonna di Bezos non lo fece, invece scoppiò in lacrime.

Fu dopo questo scambio di battute che il nonno di Bezos prese da parte suo nipote e gli insegnò una lezione che gli sarebbe rimasta impressa per il resto della sua vita. “Jeff”, disse suo nonno, “un giorno capirai che è più difficile essere gentili che intelligenti.”

Qualcuno potrebbe dire che il giovane Bezos non aveva fatto nulla di male. Aveva solo esposto dei fatti. Ma la verità, detta in un certo modo, fa male.

Questa storia coglie l’idea centrale di un presupposto pericoloso che sembra essere diventato cultura comune di questi tempi: avere ragione è una licenza per essere degli str***i totali.

Dopo tutto, perché dovresti pentirti se non hai commesso errori? Alcuni dicono che non c’è motivo di preoccuparsi dei sentimenti degli altri, se i fatti sono dalla tua parte.

Quando – durante le coaching individuali – parliamo con i nostri studenti, ascoltiamo versioni simili dello stesso errore che Jeff Bezos aveva fatto da bambino.

Nelle relazioni di qualsiasi tipo, il ragionamento è: “se ho abbastanza ragione, gli altri mi devono ascoltare”.

Ma, indovina un po’, questo non succede mai. Perché?

Perché non puoi motivare qualcuno ad uscire da convinzioni inconsce che sono diventate l’identità di quella stessa persona. Nessuno risponde bene quando la propria identità viene attaccata.

Essere intelligenti è facile. Anche umiliare qualcuno che ha torto, è facile. Ma mettersi nei suoi panni, guidandolo a uscire da convinzioni emotive e irrazionali (così come potrebbero essere emotive e irrazionali anche le TUE convinzioni…) – è tutto molto più difficile.

Parliamoci chiaro. Essere intelligenti va bene, ma l’empatia vale di più.

I rapporti, di qualunque tipo essi siano, sono condizionati dalla qualità della tua comunicazione, che può ispirare fiducia e creare empatia… oppure far esplodere conflitti e contrasti che alla lunga portano a fratture irreparabili.

Che tu sia un genitore, un marito o una moglie, un professionista o un imprenditore, avere le basi di una comunicazione funzionale è l’elemento chiave che distingue le relazioni di successo da quelle che falliscono e allontanano.

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