Le paure influenzano in vari modi i nostri risultati, ma tra queste ce n’è una che agisce in modo a dir poco sorprendente. La paura di vincere o di avere successo.

Un fenomeno subdolo perché agisce in modo contro-intuitivo. Perché si dovrebbe aver paura di ciò che si desidera? Perché si dovrebbe temere Il successo nel business, nello sport, nelle relazioni?

Eppure accade più spesso di quanto si pensi e non è riguarda solo lo sport.

La parola “nikefobia” non ha a che fare con la paura della nota marca di abbigliamento sportivo, ma deriva dalla parola greca “nike”, che significa “vittoria”. La nikefobia, quindi, è la paura di vincere.

Sembra un paradosso, vero?

Eppure questa paura è ben nota tra gli atleti professionisti, che spesso si sentono inadeguati al successo e non pronti a gestire la pressione del trionfo. Questa paura può portare a comportamenti di auto-sabotaggio, facendo in modo che l’atleta si scontri contro due avversari: il rivale e sé stesso.

È una forma di inibizione o blocco all’essere una persona “di successo”, una preoccupazione legata alla percezione di poter danneggiare sé stessi o gli altri con la propria vittoria, un’emozione tangibile che può portare a boicottare inconsciamente i propri risultati.

Cosa a ha che fare tutto questo con le nostre vite? Semplice, la “nikefobia” è una situazione comune a molte persone, non solo agli atleti. Tutti abbiamo sperimentato pensieri negativi come “non ce la farò mai” o “non sono abbastanza bravo”. Il modo in cui questo sentimento agisce è purtroppo quello di creare sabotaggi, boicottaggi, fallimenti e cattivi risultati.

Per noi questo si traduce in una paura più o meno inconscia dei cambiamenti e delle responsabilità che arriverebbero se riuscissimo ad ottenere ciò che vogliamo.

Assurdo, vero?

Se da una parte desideriamo la relazione perfetta, avere il lavoro dei nostri sogni, guadagnare di più, dall’altra abbiamo paura:

  • delle responsabilità che dobbiamo assumerci per arrivare dove vogliamo
  • delle trasformazioni che il cambiamento porterebbe alle nostre vite e a quelle delle persone che amiamo

È un meccanismo automatico del nostro “cervello antico” che funziona più o meno così: se finora sono riuscito a sopravvivere più o meno decentemente, perché dovrei rischiare di perdere quello che ho?

Il risultato però è che ci accontentiamo appunto di una “modalità sopravvivenza”, nella quale non corriamo grossi rischi, ma ci perdiamo la bellezza di una vita piena e gratificante.

Ma facciamo chiarezza, non stiamo parlando di una “volontà” di perdere.

Stiamo parlando della paura di vincere, che è solitamente involontaria e inconscia, tanto da agire spesso contro il desiderio cosciente di avere successo.

Probabilmente non ci avevi mai pensato, ma a volte diciamo e facciamo cose attraverso le quali ci auto-sabotiamo deliberatamente.

Prova a leggere qui di seguito i comportamenti “inconsci e perdenti” che gli atleti metto in atto per paura di vincere e dimmi se ti scatta qualche campanello d’allarme:

  • trascurare la preparazione fisica
  • fare scelte dannose per sé stessi
  • rifare ancora ed ancora gli stessi errori
  • riposo inadeguato o insufficiente
  • scelte strategiche evidentemente sbagliate e controproducenti

Se ancora non hai capito come tutto questo possa essere declinato sulla tua vita, ti riporto qui alcuni dei trigger psicologici più comuni e diffusi:

  • auto-sabotaggio economico: la propensione a dissipare i soldi e a non gestirli in maniera sensata
  • auto-sabotaggio relazionale: coppie e famiglie che vengono distrutte da scelte apparentemente assurde, irrazionali e non motivate, come tradimenti o comportamenti disfunzionali
  • auto-sabotaggio fisico: fame compulsiva e abitudini alimentari errate, fumo, eccesso di alcool….

La causa di sconfitte, fallimenti, mancanza di motivazione e boicottaggi che agiscono distruttivamente nella vita o nel gioco si chiama “inversione psicologica” che spesso si attiva a causa di credenze limitanti, bisogni disfunzionali o paure inconsce (paura di possibili conseguenze negative; paure dei cambiamenti, paure di perdere relazioni o affetti, etc.).

L’“inversione psicologica” si attiva quando desideriamo qualcosa consciamente, ma la mente inconscia non è allineata con questi desideri, o desideriamo inconsciamente qualcos’altro. Ed è ciò che accade al 90% di noi.

Ecco perché nonostante tu sia dotato di grandi potenzialità e competenze, non riesci mai a raggiungere risultati importanti e non riesci mai ad alzare il tuo standard minimo personale.

La buona notizia è che è possibile allineare la mente conscia a quella inconscia attraverso la riprogrammazione mentale e la pratica meditativa.
Se davvero lo vuoi, puoi trasformare l’insoddisfazione perenne della sconfitta in una vita di vittorie, pienezza e soddisfazioni.

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