[…E COME SFRUTTARE QUESTA POSSIBILITÀ PER APPLICARE IL DETOX MENTALE?]
Perché alcune persone non sanno far altro che lamentarsi e come fare per farle smettere?
Prima di rispondere a questa domanda, ti invito ad una semplice riflessione e a leggere queste frasi tenendo conto del tono, scocciato, accusatorio o lamentoso che verrebbe usato nella realtà:
< Spetta sempre tutto a me, non posso contare sul tuo aiuto, sono stanco di questo ritmo >
< Cosa sono questi pantaloni sul divano… devo stare dietro a tutto >
< Papà non riesco ad aprire questa scatola! >
< Non sopporto che continuiate a fare gli stessi errori >
< Non riesco a trovare il tempo per me… il mio lavoro richiede lavori stressanti >
Come definisci queste frasi? Le vedi come delle richieste o come delle lamentele?
A primo acchito sono sicuramente delle lamentele. Anche perché, (nel testo scritto non si percepisce) di solito vengono espresse con un tono di accusa o di lamentela.
Tuttavia, se si riesce a gestire la propria reazione emotiva e ad andare oltre la prima impressione, si può notare che l’intenzione spesso non è quella della lamentela fine a sé stessa, ma quella di volere una soluzione.
Di speranza che un giorno la situazione migliori.
Chi si lamenta di qualcosa in realtà sta facendo una richiesta:
< Il tuo aiuto mi faciliterebbe le cose, mi dai una mano con la bambina? >
< Mi aiuti a tenere in ordine la casa, metteresti a posto i pantaloni? >
< Papà mi aiuti ad aprire questa scatola? >
< Come possiamo evitare questo genere di errori? >
< Voglio gestire al meglio il mio lavoro per liberare del tempo per me >
Tu sei più abituato a fare le tue richieste attraverso una lamentela perché pensi a ciò che ti manca oppure sei più focalizzato su ciò che vuoi.
Ci sono 3 elementi che concorrono tra loro e possono essere visti come delle concause in questo atteggiamento tendente al vittimismo:
1. Il Bisogno di ricaricarsi
2. Il Focus sulla mancanza
3. L’ Abitudine a lamentarsi
Il bisogno di ricaricarsi è generato dalla tossicità dei nostri pensieri.
Ci scarichiamo continuamente attraverso i pensieri e le sensazioni tossiche come:
l’inadeguatezza, la paura di fallire, la disistima, il senso di colpa, la vergogna.
Ovviamente ci scarichiamo anche a causa di relazioni difficili o addirittura tossiche nell’ambiente di lavoro, in famiglia, nella coppia, con gli amici, con la gente.
Comprendi bene che l’investimento di energie richiesto per reggere l’impalcatura della nostra vita può portarci ad esaurire la forza fisica e mentale necessaria per vivere bene la quotidianità.
Questo genera in noi il bisogno di ricaricarsi. Sei d’accordo?
Se non troviamo modalità ecologiche per riprenderci l’energia come: affrontare e imparare dai problemi, cambiare la percezione delle cose, costruire un dialogo interno e una comunicazione con gli altri più efficace, imparare ad amarsi di più, e attività che ci fanno coltivare la calma, la pace, la fiducia o attività fisiche che ci tengono in forma fisicamente, tendiamo a rifugiarci in altri meccanismi meno ecologici e talvolta distruttivi.
Ci ricarichiamo attraverso alcuni meccanismi di difesa come la negazione e la proiezione.
Il primo ci permette di negare i problemi e di far finta che non esistano. Apparentemente o comunque nell’immediato, negarsi un problema può aiutare a sentirsi meglio.
Sarà capitato anche a te di provare sollievo nel far finta di nulla davanti ad un problema?
Tuttavia, sarai d’accordo con me che i problemi irrisolti non smettono mai di sottrarre energie e questo finisce con il renderci ancora più tesi e arrabbiati o depressi perché continuiamo a subire l’influenza tossica di tali problemi e viviamo inoltre la paura delle conseguenze alle quali andremo incontro per non averli affrontati e risolti.
Ad ogni modo essi si ripresentano costantemente e far finta che non esistano non porta lontano. Negare ed evitare di affrontare i problemi non fa star bene nel medio e lungo periodo. Può al massimo essere un palliativo temporaneo.
Un altro modo per liberarsi dalla sensazione tossica di inadeguatezza ed incapacità di realizzare il proprio ideale, è la proiezione delle colpe su persone, cose, situazioni esterne.
In questo modo, ad esempio attaccando altre persone, ci dovremmo sentire più adeguati e avere un’opinione più accettabile di noi stessi. E in effetti è così.
Tuttavia, a qualche livello riconosci di non aver risolto le tue mancanze e oltretutto, accusare altre persone aumenta il livello di conflittualità delle tue relazioni. E i conflitti, si sa, richiedono ulteriore energia per essere combattuti o guariti.
Quindi, la lamentela, il giudizio, l’accusa non risolvono i tuoi problemi nel lungo periodo.
Riescono a darti un leggero e momentaneo sollievo e poi ti tengono ancora più ingabbiato nelle tue percezioni di mancanza.
Questo meccanismo è causa ed effetto del tuo focus.
Se il tuo focus, la tua attenzione è rivolta ad osservare ciò che manca, con le tue parole e i tuoi pensieri tenderai a descrivere tale mancanza.
Quindi la funzione del tuo linguaggio e del tuo atteggiamento, invece di essere quella di chiedere ciò che vuoi, diviene quella di lamentarti di quello che ti manca.
E più osservi quello che ti manca e più ti sentirai insoddisfatto, infelice, incapace e colpevole, più avrai bisogno di ricaricarti.
E per farlo userai dei meccanismi tossici come la lamentela, il giudizio, l’accusa, che poi altro non sono che proiezioni del proprio essere o pensare.
La vita non fa altro che rispecchiarti ciò che pensi, dici e fai. E lo fa attraverso le relazioni.
Immagino che te ne sia reso conto… Guardati intorno, osserva la qualità delle tue relazioni.
È proporzionale al tuo livello di vittimismo.
Il terzo punto è l’abitudine.
E qui non parlo solo dell’abitudine di usare i meccanismi di proiezione delle colpe attraverso la lamentela e le accuse.
Mi riferisco al fatto che, per forza di cose, se senti il bisogno di ricaricarti, il tuo focus è spesso sulla mancanza e il tuo linguaggio descrive ripetutamente ciò che non va, giorno dopo giorno costruirai l’abitudine a questo tipo di atteggiamento.
Una volta costruita l’abitudine, ne sarai influenzato. Quindi tenderai a lamentarti perché ne hai bisogno, perché il tuo focus è spesso su ciò che ti manca e perché ormai sei abituato a farlo.
Quando mia figlia fa i capricci o si lamenta di qualcosa, dopo aver empatizzato con il suo stato d’animo, le chiedo: qual è la tua richiesta? Lo chiedo a me prima di tutto: < Qual è la sua richiesta?>
<È stanca e ha bisogno di coccole, ha paura di non riuscire, si sta scoraggiando per qualcosa e deve essere incoraggiata? >
La mia risposta va dritta alla sua intenzione, invece che al modo in cui l’ha espressa.
Se il tuo partner ti accusa di qualcosa, invece di farti prendere emotivamente dai giudizi e attivare il tuo contrattacco fatto di difese e ulteriori accuse, prova a chiederti: < cosa mi starà chiedendo?>
< Attenzione, aiuto, amore, comprensione… cosa? >
Rispondi a questa sua esigenza invece che al modo in cui l’ha mostrata. Vedrai, molti inutili conflitti spariranno e ci sarà più spazio per l’ascolto, la comprensione e la condivisione dei propri sentimenti.
E anche quando sei tu a lamentarti di qualcosa, poniti una di queste domande: < Qual è la mia richiesta? Cosa voglio veramente? >
Il tuo focus si sposterà su ciò che vuoi invece che su ciò che ti manca e presto ti abituerai a trasformare ogni possibile lamentela in una richiesta specifica.
Del resto, se si vuole qualcosa basta chiederlo, no? Che senso ha lamentarne l’assenza?