Immagina la tua tipica “Giornata No”. Scommetto che non avrai troppa difficoltà nel farlo.
E scommetto anche che le prime sensazioni che ti verranno in mente saranno il nervosismo e la rabbia.
Tutto comincia dalla prima mattina, quando sai che dovrai iniziare la giornata con quelle poche ore di sonno.
Hai dormito poco perché le tue preoccupazioni ti consumavano la mente, i pensieri ti infuocavano il cervello… e ora le tue energie sono al minimo.
A lavoro, cerchi sempre di essere gentile, ma c’è un collega che usa un tono arrogante con te, arrivando a mancarti di rispetto.
Mette in dubbio la tua professionalità, commenta in modo negativo (e inutilmente) il tuo lavoro, senza che abbia la benché minima idea di quali siano le tue difficoltà.
Non tiene conto che hai un’età, un’esperienza, un minimo di voce in capitolo.
Tutto peggiora quando prende il fascicolo del lavoro che hai scritto e te lo sbatte davanti al viso come se fosse carta straccia.
Vorresti mettergli le mani al collo, vero? Ma non lo fai perché ovviamente sei una persona civile, e di certo non andresti in carcere per colpa sua.
Ma covi dentro di te un nervosismo che ti corrode e che devi tenere a freno.
E così, dopo essere sopravvissuto all’ennesima ed estenuante giornata di lavoro, te ne torni a casa credendo di ritrovare la pace… Menti a te stesso, sai già che non sarà così.
Come varchi la porta di casa e cerchi la tua solita poltrona per rilassarti, tua moglie ti chiede se hai comprato quel certo ingrediente dal supermercato per la cena, ma le rispondi che ti sei dimenticato… e le parte il rimprovero facile. Anche lei ha le sue preoccupazioni e non se la passa tanto bene probabilmente.
E in tutto questo ti senti più frustrato e inutile di prima.
E così corri al supermercato, torni a casa e finalmente sprofondi sul divano.
Ma quando pensi di poterti finalmente rilassare, arrivano i tuoi figli piccoli che iniziano a giocare a urlare…
Non riesci a sopportare il baccano e… all’improvviso… uno di loro butta all’aria uno dei sui giocattoli che finisce sul tuo piede, facendoti male…
E lì esplodi… anzi… la tua pentola a pressione (alias la tua mente) è scoppiata e ora sei un vulcano.
Ti agiti, urli, ti lamenti di tutto quello che non va a lavoro, a casa… e nel frattempo i tuoi figli e tua moglie ti guardano come se ti fossi trasformato in un piccolo grande Hulk.
Quante volte ti sarà successo?
Ma soprattutto vuoi continuare a vivere così?
La rabbia è un sentimento normale nell’essere umano, perché nasce dalle sue primitive esigenze di adattamento e sopravvivenza nell’ambiente, ma in questo caso, il tuo problema è che tutta questa rabbia non ti farà sopravvivere.
Evidentemente, ti è stato insegnato che reprimerla nei momenti peggiori è giusto, che manifestarla non è qualcosa di gradito o socialmente accettabile.
Però sappi che tenerti dentro rabbia e nervosismo non ti farà bene o migliorerà la tua condizione di salute.
La peggiorerà senza alcun dubbio.
Come spiega il ricercatore Christophe Haag, professore e ricercatore di psicologia sociale:
“A forza di lasciare che il corpo vada in sovraccarico e in ‘sovralimentazione’, sprechiamo un mare di energie che servirebbero al corpo e al cervello. Imparare a controllare questo processo è fondamentale perché è abbastanza pericoloso per l’uomo”.
Elevati picchi di rabbia possono creare reazioni fisiologiche come ernie, orticaria, psoriasi, asma e mal di schiena, e come spiega il ricercatore, reprimere la rabbia può portare allo sviluppo di patologie decisamente più gravi come malattie cardiovascolari, problemi cardiaci, ulcere e ictus a causa della pressione alta. (Tutti elementi cui dovresti fare attenzione, considerata l’insorgenza media verso la mezza età…).
E se le conseguenze fisiche non ti sembrano abbastanza, ci sono quelle psicologiche che potrebbero farti cambiare idea:
“La fisiologia periferica della rabbia è vicina a quella dello stress, quindi questa emozione può portare allo sviluppo di ansia, fobie o comportamenti compulsivi”, afferma lo studioso Haag.
Ma una delle peggiori conseguenze è sicuramente da ricercarsi nella depressione.
In uno studio condotto da Besharat e altri ricercatori, le prove hanno dimostrato una stretta relazione tra rabbia e depressione:
“Le persone depresse mostravano una maggiore repressione della rabbia rispetto alle persone normali. Questo non può che creare un’implicazione descritta dalla teoria evolutiva della depressione: l’inibizione delle reazioni di lotta (rabbia frenata) e fuga (sentimenti di intrappolamento) possono essere tra le componenti più importanti della depressione. Tuttavia si è visto anche che le persone depresse provavano più rabbia rispetto agli altri soggetti”.
(Fonti:. Asian Journal of Psychiatry, 6, 35-41)
Tutto questo può farti ben capire come, arrabbiandoti, tu stia giocando con la tua salute e a tua insaputa.
Ma questo non significa che per te la rabbia debba essere un sentimento negativo. Come hai visto, è del tutto naturale: ti serve a reagire, a sopravvivere, a far valere i tuoi diritti.
È la cattiva gestione delle emozioni la base del problema, come del resto la tua rabbia.
Proprio per questo motivo, ti porto qui dei consigli pratici su come poter gestire al meglio il tuo sentimento rabbioso (fonti: La forza della resilienza, Rick Hanson):
1) Analizza e osserva la tua rabbia, aiutandoti con la Mindfulness: spesso la rabbia opera inconsciamente, ma quando arriva, osservane le sensazioni, i pensieri che ti procura, cerca di comprendere quali sentimenti di insoddisfazione o frustrazione si nascondono, i traumi o i dolori emotivi. Accetta questi sentimenti con compassione. Arrivare a comprendere questi meccanismi, a prendere consapevolezza delle cause, questo fa sì che la rabbia spesso si estingua da sé.
Utilizza la Mindfulness per osservare i due momenti in cui la rabbia si manifesta: innesco e scintilla. L’innesco è l’accumulo di tanti piccoli fattori irritanti, sono (come afferma Hanson) come una pila di fiammiferi che possono prendere fuoco da un momento all’altro.
La scintilla è, per l’appunto, lo scoppio, accende quei fiammiferi e si trasforma in un rogo (come la tua reazione davanti a tua moglie e ai tuoi figli che ti ho descritto sopra…).
2) Riconosci gli aspetti auto-lesionistici della rabbia: pensa a come ti fa star male provare quel sentimento (anche se questo può darti una momentanea soddisfazione nel desiderare una vendetta, un riscatto, ecc…), pensa a quante ore di sonno hai perso, a come il tuo corpo e i tuoi nervi ne hanno risentito, a come i rapporti con gli altri siano stati compromessi da reazioni imprevedibili. Questo rispecchia molto bene quel proverbio che dice che “serbare rabbia è come assumere un veleno aspettandoti che sia l’altra persona a morire”.
3) Intervieni sulla fase di “Innesco”: come già detto due paragrafi più su, l’innesco è quella fase di preparazione allo scoppio della rabbia. Previeni questo sentimento; se per esempio devi discutere con un tuo collega dei problemi che avete a lavoro, prima di farlo svuota la mente, prenditi una pausa e valuta bene quali siano le parole migliori per avere una comunicazione efficiente e senza intoppi. Identifica le situazioni, gli ambienti, le persone che più ti suscitano irritazione, definiscili bene nella tua mente: “es. sono nervoso perché mi hanno annullato il volo per il mio viaggio”, “sono stanco di sentire mia sorella lamentarsi”, “nessuno mi aiuta mai a lavoro”.
E quando arriva la “scintilla”, chiediti quanto siano gravi i motivi per cui potresti avere una reazione forte. Misura su una scala da 0 a 10 quanto la tua reazione possa essere commisurata rispetto al problema. Chiediti se ne vale la pena o meno, perché è possibile che il giorno successivo te ne sia già dimenticato.
4) Non parlare o agire per rabbia, ma cerca di trovare una soluzione reale al problema: per esempio vorresti che un tuo familiare comprasse qualcosa, ma nel frattempo se n’è dimenticato. A quel punto, non utilizzare un linguaggio giudicante (es. “sei il solito sbadato”, “non cambi mai”, “vivi in un mondo tutto tuo”), evita aggettivi, critiche e giudizi, fai notare la mancanza (certo, mai detto che la rabbia vada repressa), ma senza usare accuse che vadano sul personale e che inneschino reazioni esagerate.
5) Vivi la tua rabbia, ascoltala e separala dai tuoi pensieri: è un sentimento che devi sicuramente accettare, comprendere, concepiscilo come un messaggero, un benevolo campanello d’allarme che ti sta segnalando qualcosa che dovresti cambiare nella tua vita. Dopo averlo riconosciuto, affronta la causa, il problema da cui scaturisce. Separa la rabbia dai tuoi pensieri e dalle tue parole affinché questi non siano influenzati, lascia che ti attraversi e se ne vada.
Per dirlo con una metafora, lascia che l’acqua scorra nel torrente del tuo fiume emotivo, senza mettere argini che ne danneggino il corso.
Questi sono soltanto alcuni dei consigli che puoi cominciare a seguire per migliorare la tua vita.
Non raccontarti mai che “è troppo tardi per cambiare”.
Agire sulla rabbia può avere un cambiamento salutare e positivamente determinante per la tua salute psicofisica e per le tue relazioni con gli altri… dal lavoro agli amici, fino ad arrivare alla famiglia.
Ovviamente questo non è che l’inizio, ma intanto puoi cominciare a gettare le fondamenta per un cambiamento positivo, solido e stabile per il tuo futuro.

Ci sono altri mondi… anche in questo.
Dario Perlangeli

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