È così che dovrebbe essere. È così che dovrebbe girare il mondo. È così che le persone dovrebbero essere. È così che dovrebbe essere mio figlio, mio marito, mia moglie, il mio socio, i miei collaboratori, i miei clienti.

Non sarebbe fantastico riuscire a vivere la vita che si vorrebbe vivere?

Il proprio ideale di vita?

Lo vorresti tu e lo vorrebbero tutti.

Non mi aspetto che qualcuno mi risponda “Io no! Io preferisco vivere nella delusione costante del mio ideale di vita”. Sarebbe folle non credi?

L’errore che spesso si commette, probabilmente lo fai anche tu, è questo: cercare di forzare la realtà imponendo il tuo ideale. Il tuo modello del mondo. Il tuo “come dovrebbe essere la gente, come si dovrebbe comportare, come dovrebbero andare le cose affinché tutto sia perfetto”.

Ogni mattina, al risveglio si ingaggia una lotta con il mondo e si cerca di cambiarlo, nel rispetto del proprio ideale.

Lo fai anche tu, osservati. E soprattutto non negartelo.

Quando qualcosa non rispetta le tue idee immediatamente una vocina da dentro dice:

“No, sbagliato, o ingiusto. Invece è così che dovrebbe essere!”.

Una convinzione e un’aspettativa così radicata a livello inconscio da farti passare gran parte del tuo tempo a giudicare e a sbattere il muso contro la realtà che, come per dispetto o per un gioco di contrapposizione, si pone nei tuoi confronti nello stesso identico modo “Sei tu che sbagli o che agisci ingiustamente. E invece, è così che dovrebbe essere”.

Ci sono due tipi di realtà: l’ideale e il reale.

Quello che vuoi che accada è l’ideale. Quello che accade è il reale.

Se tuo figlio prende un impegno con te e ti fa una promessa ti aspetti che l’impegno e la promessa vengano rispettati. Questo è quello che dovrebbe accadere. Vero?

E invece accade il contrario. Tuo figlio non rispetta l’impegno e non mantiene la promessa.

Pensi: “Sbagliato, ingiusto. Invece è così (secondo il mio ideale) che doveva essere!”

Stabilisci un obiettivo e ti aspetti che ciò che fai ti conduca a realizzarlo. Questo è quello che dovrebbe accadere. Sarebbe l’ideale, giusto? E invece fallisci.

Pensi: “Sbagliato, o ingiusto. Invece è così (secondo il mio ideale) che doveva essere!”

Mi aspetto che i miei collaboratori riescano a portare a termine il compito che gli è stato assegnato e io non venga ancora chiamato in causa per risolvere problemi che loro non riescono a superare. L’ideale di ogni datore di lavoro, non credi? E invece accade il contrario e sei costretto ad intervenire per metterci una pezza.

Pensi: “Sbagliato, ingiusto. Invece è così (secondo il mio ideale) che doveva essere!”

Lo stesso collaboratore idealmente avrebbe voluto farcela senza ricorrere al tuo aiuto, ma accade il contrario. E anche lui pensa: “Sbagliato, o ingiusto. Invece è così (secondo il mio ideale) che doveva essere!”

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C’è una naturale distanza tra ideale e reale, non credi?

È come se ideale e reale occupassero, sulla stessa linea retta, delle posizioni diverse e distanti tra loro.

Perché alcuni vivono la vita ideale ed altri vivono nella costante delusione del proprio ideale?

Alcune persone hanno una relazione di coppia ideale e hanno grosse difficoltà a realizzarsi professionalmente ed economicamente, e viceversa. Altri vivono l’ideale sul piano professionale ed economico e soffrono moltissimo le relazioni familiari.

Come mai, anche all’interno della relazione ideale non si riesce a vivere sempre e in maniera assoluta il proprio ideale?

La risposta è semplice: l’ideale rappresenta un prototipo di perfezione che per potersi realizzare deve soddisfare decine e decine di regole e molto spesso, queste regole sono così strette da risultare davvero difficili e talvolta impossibili da rispettare.

“Affinché non abbia nulla di cui lamentarmi, tutto deve andare tutto alla perfezione”. Questo è l’atteggiamento che alcune persone hanno nei confronti di sé stessi, della propria vita, degli altri.

Si irrigidiscono così tanto da perdere di vista il vero significato di armonia, leggerezza, felicità. Diventano pesanti quanto la loro stessa vita!

Se tutto va secondo programmi è normale (non sono felici e grate). Se invece qualcosa o qualcuno sfalsa i loro programmi succede il pandemonio. Quando sono felici queste persone? Cosa c…o deve succedere per renderle felici?

Perché (e quanto) la realtà è cosi distante dal loro ideale? Perché invece per altri quella stessa distanza quasi non esiste?

A cosa è dovuta questa differenza tra individuo e individuo e nello stesso individuo, tra un ambito e un altro? E soprattutto, come si fa a ridurre la distanza tra ideale e reale, fino ad azzerarla?

Ideale è quello che dovrebbe essere. Reale è quello che è.

L’ideale è nella tua mente. Il reale è là fuori.

Quindi potremmo dire che la traccia della linea retta su cui si posizionano ideale e reale parte dal tuo modello mentale fino alla concretizzazione nella realtà fisica (i tuoi risultati).

È la differenza che sussiste tra le informazioni contenute nel tuo modello mentale e la realtà circostante. Più grande è questa differenza più l’ideale sarà distante dal reale.

Talvolta le informazioni contenute nel tuo modello mentale ti hanno permesso di realizzare ciò che desideravi e quindi il tuo ideale (mente) si è materializzato.

Altre volte questo non è accaduto.

Come fare a realizzare il tuo ideale? Come dovresti comportarti quando le tue aspettative vengono deluse?

[QUELLO CHE STO PER SVELARTI CAMBIERÀ PER SEMPRE IL TUO MODO DI VEDERE LA VITA E LE RELAZIONI]

Alcuni giorni fa, in un Priming Coaching (il coaching preliminare all’ingresso nel Metodo INCIMA)

mi sono trovato di fronte a queste richieste: “Vorrei gestire al meglio le relazioni dalle quali non posso sottrarmi e conoscere persone più accomodanti, flessibili, aperte, affidabili, leali. Odio le persone rigide, perfezioniste, sleali e inaffidabili ma finisco con attrarre proprio persone di questo tipo”.

Chi non vorrebbe scegliersi le persone con cui avere a che fare, potendo anche decidere prima di conoscerle, le caratteristiche che dovrebbero rispettare? Sembra davvero impossibile vero?

Eppure non lo è.  Sono pronto a spiegarti che, se sai come fare, può anche essere molto semplice relazionarti solo con le persone che rispondo ai tuoi “pre-requisiti” e al tuo ideale.

Non è una formula magica la mia, ma ti assicuro che, magicamente, funziona nel 100% dei casi.

Partiamo da un presupposto fondamentale.

Giudichi la realtà là fuori come se ti giungesse dall’esterno senza alcuna correlazione con il tuo essere.

Ti lamenti di ciò che manca là fuori pensando che quella mancanza non riguardi te.

Pensi che i problemi che stai vivendo riguardino tua moglie, tuo marito, tuo figlio, il tuo socio e qualsiasi altra persona o situazione che non rispecchi il tuo modo di essere o pensare.

Il tuo “come dovrebbe essere” non viene rispettato e di questo consideri responsabili gli altri.

Ti deresponsabilizzi completamente proiettando sugli altri la responsabilità di ciò che accade invece di considerare che tutto ciò che succede, riguarda la “relazione”, non una parte di essa, e in questo caso “l’altra” parte.

I problemi con tua moglie, tuo marito, il tuo socio, la crisi, i clienti ecc… sono problemi di relazione e in queste relazioni ci sei anche tu.

Quello di cui non ti accorgi è di essere davanti ad uno specchio. La vita è uno specchio.

È ragionevole o folle pensare che – per cambiare ciò che la vita ti riflette – debba essere lo specchio a prendere l’iniziativa?

È la tua idea della realtà ad influenzare la realtà. Funziona così: quello che accade è un fatto, la tua interpretazione è un’opinione. La tua opinione diventa il tuo modo di vedere la realtà.

Quello che vedi non è altro che la proiezione delle tue interpretazioni.

Ma tu lo confondi con la realtà oggettiva.

Se poi non rispecchia il tuo ideale, giudichi ciò che accade, le situazioni e le persone con cui ti relazioni, come gli unici responsabili. Ma chi è che ha creato quella realtà?

Il tuo giudizio interiore, le tue interpretazioni.

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È un circolo vizioso: osservi ciò che non va o che manca rispetto al tuo ideale e questa osservazione aumenta le probabilità di incontrare situazioni coerenti con la tua osservazione.

Quando si è troppo rigidi sul proprio ideale si è anche rigidi sull’aspettativa che questo venga rispettato. E si finisce con il vivere in uno stato di insoddisfazione continuo.

Ecco il circolo vizioso: abituandosi ad osservare ciò che manca si finisce con l’attrarre nella propria vita le persone, le situazioni e le relazioni che risuonano con tale mancanza e quindi, l’insoddisfazione e la frustrazione aumentano.

Quindi, non si tratta di rinunciare al proprio ideale perché troppo rigido rispetto alla probabilità che venga rispettato, ma di adottare le strategie più efficaci per realizzarlo.

E la strategia più potente è rinunciare al proprio idealismo e accettare nuove possibilità.

Per attrarre il partner ideale, devi ridurre fino ad eliminare i tuoi giudizi sulle caratteristiche che non desideri vivere nel tuo partner.

Per attrarre il collaboratore ideale o tirare fuori le caratteristiche che più si avvicinano al tuo ideale, devi “perdonare” tutto ciò che non ti va bene. Non devi giudicarlo come sbagliato. Non dovresti osservarlo con l’idea “È così che dovrebbe essere”, bensì con la nuova prospettiva: “Accetto che sia così”.

Questo tipo di atteggiamento, oltre ad aiutarti a diventare più flessibile e a vivere più serenamente, ti permetterebbe di creare un nuovo tipo di relazione, estraendo questa volta, le caratteristiche che meglio si adattano al tuo ideale.

Le persone o le situazioni cambiano più facilmente se non le combatti.

Nessun individuo ama essere giudicato.

E chiunque si disporrebbe meglio al cambiamento se venisse accettato invece che giudicato.

Se continui a lamentarti dicendo che odi (quindi osservi continuamente) le persone rigide, perfezioniste, sleali e inaffidabili, non entrerai mai in risonanza e quindi non attrarrai mai nella tua vita collaboratori flessibili, accomodanti, affidabili, leali.

Non è più difficile di così, credimi.

Ovviamente, questo ha un costo in termini di energia e di denaro.

Se ne vale la pena?

Dipende da caso a caso. È chiaro che se tieni al tuo matrimonio, investirai volentieri le energie necessarie per costruire una relazione ideale e, oltre a salvare il tuo, trarrai il beneficio di essere diventata una persona meno giudicante, meno rigida, più flessibile, più leggera, più evoluta.

Ma se non ti importa nulla del tuo partner perché non lo ami, forse l’energia per salvare il tuo matrimonio potresti e dovresti investirla in altre relazioni.

Ma devi essere consapevole che i problemi del tuo matrimonio, se non rispecchia le caratteristiche della relazione ideale, riguardano il tuo partner quanto te.

Ricorda: la vita è uno specchio. Cambiando il partner cambierai lo specchio, non quello che ti rifletterà.

Lo stesso dicasi per le aziende. Vale la pena investire energie, anche economiche nell’accettazione e in una maggiore flessibilità nei confronti dei propri collaboratori?

Sul piano evolutivo, dal mio punto di vista vale sempre la pena crescere attraverso l’accettazione e il perdono di ciò che ci crea disagio, ma se il costo è esagerato, un imprenditore dovrà scegliere tra la sua evoluzione e il bilancio aziendale. Sarà molto più efficace scegliere il suo collaboratore ideale già in fase di recruiting piuttosto che impegnarsi nel perdonare l’incapacità dei propri collaboratori.

Aspirare a vivere il proprio ideale di vita è quanto di più vicino ci possa essere al vivere il proprio sogno. Ma l’ideale non può che esistere all’interno di un processo di evoluzione. Aspettarsi rigidamente di trovarlo bello e pronto, servito su di un piatto d’argento equivale a rinunciare per sempre alla propria felicità e a molti dei propri obiettivi.

Dario Perlangeli

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