Ero profondamente infelice, non sapevo chi ero e cosa volevo dalla vita, ero in uno stato confusionale d’infelicità che non riuscivo a capire a cosa ricondurre. Vivevo male i rapporti d’affetto, in uno stato di totale insicurezza.

Parlo di amicizia principalmente e in famiglia vivevo un grande rancore nei confronti di mio padre e di mia madre. Non ero capace di riconoscere il buono che c’era in me, le qualità, non sapevo reggere un complimento, ero emotivamente instabile perché proprio non sapevo reggere il giudizio degli altri e non ne avevo uno di me stessa. E quindi la critica la vivevo malissimo, mi buttavo a terra completamente.

Ma anche vivevo in maniera schizofrenica, cioè magari mi pompavo di una sicurezza finta che durava poco e nella quale, sotto sotto, io non credevo neanche. Ma la cosa peggiore è che non riuscivo a provare gioia, nelle relazioni non riuscivo neanche a provare amore, tanto meno di me stessa, non sapevo neanche che cosa significasse volermi bene, ma soprattutto non ero capace di amare gli altri.

Era la cosa che mi rendeva più infelice, mi sentivo in colpa per il fatto di non essere capace di provare sentimenti nei confronti degli altri e allo stesso tempo anche spendermi per questi sentimenti, perché era una cosa che non sentivo autentica dentro di me e quindi tutti i rimproveri di mia madre, “non vuoi bene a nessuno”, “sei egoista”, che mi ripeteva quando ero adolescente, ribelle, risuonavano dentro di me… rituonavano, più che risuonavano.

“Tu non viaggi quanto…”, “tu non sai l’inglese quanto…”, queste sono le cose che purtroppo mi sono sempre sentita ripetere da mia madre, perché purtroppo lei, ingenuamente, non ha creduto che potessero avere questo impatto, lo ha fatto nella totale inconsapevolezza.

Ero paurosa, insicura, infelice, ero una persona che non sapeva cosa voleva dalla vita e dove voleva andare, ero totalmente inconsapevole dei miei potenziali, in termini anche di capacità e di limiti, non sapevo quali erano i miei punti di forza e quali quelli di debolezza. Probabilmente vedevo i punti di debolezza perché nella negatività in cui ero guardavo solo quelli, li ingigantivo e non ero nemmeno in grado di gestirli perché ero incapace di accettarli, vederli per quelli che erano, li dipingevo come dei mostri dai quali scappare, più che affrontare.

Ero insoddisfatta di me stessa al 100%, per me la vita era una fatica, su tutti i fronti, non ero mai contenta di me, non riuscivo a dare nulla nella relazione, insomma ero nella totale disperazione. Poi mio fratello Raffaele mi parla del Metodo INCIMA. E lui mi ha detto “guarda, ti farei parlare con una persona” e questa persona era Dario.

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Io ero nella totale infelicità e avevo anche bisogno di relazioni, perché le relazioni che avevo non erano profonde, quindi l’idea di poter parlare con una persona dei miei problemi e potenzialmente di poter anche riversare un po’ di lamentele, la accolsi abbastanza bene, anche con un po’ di paure, perché comunque andavo a parlare con uno sconosciuto.

Parlai con Cristina e Dario, piansi perché lui mi disse alcune cose che mi toccarono molto. Poi mi diede del tempo per pensarci e la cosa che ricordo molto bene è che mi disse, quando io ero lì lì per decidere, in uno stato di valutazione, “Anna, è inutile che ci stai a pensare. Se hai voglia devi fare un atto di fiducia, devi fare un salto nel vuoto”.

E lì, siccome io tutto sommato amo l’avventura, mi piacciono le esperienze nuove, poi comunque c’era mio fratello, mi sono fidata.

C’era da fidarsi al 100%, lui mi disse “guarda che funziona, questa cosa falla, fidati”, al che, facendomi un po’ i conti in tasca, decisi di farlo.

Nei confronti di me stessa è cambiato il mondo, tutto. Non riuscivo ad avere una relazione d’amore sana e io adesso ce l’ho, da novembre. E quando ho incontrato questa persona ho avuto l’effetto miracolo, “esiste!”, e sono molto innamorata di lui, adesso mi vengono i brividi, però sono emotivamente molto presa da lui, mi spendo molto e mi prendo cura della relazione.

Sono diventata un’altra persona, anche nel rapporto con le mie colleghe, nei confronti di quei piccoli rancori che si possono verificare sul lavoro, mi distacco tantissimo dai pensieri cattivi, me li dimentico, proprio vado oltre, però devo ancora lavorare su questo fronte perché ci sono ancora alcune cose da migliorare… Ho messo a posto le cose con mia madre, è stato un po’ doloroso ma l’ho fatto, e adesso è cambiato molto il nostro rapporto, il ruolo che lei ha nella mia vita e l’importanza che hanno le sue parole.

Adesso è bello guardarsi indietro perché almeno uno capisce che di passi avanti ne ha fatti tanti. Tendo ad uno stato di benessere e di evoluzione superiore, so che devo lavorare ancora tantissimo. Appena faccio meditazione sto nella pace più totale, sono felice e se riesco ad essere costante per tre giorni, io la settimana dopo sto tre metri sopra. Avevo paura di tutto. Ero timida, non credevo in me e quindi ero frenata in tutto. Dopo il Metodo sono venuta fuori per quella che sono.

Non avrei mai creduto che avrei potuto fare questo. In azienda mi riconoscono una grande leadership e mi fanno sognare grandi cose, il mio ex capo ha tessuto le mie lodi e io questa cosa non avrei mai creduto che potesse succedere. Mai. Sto iniziando a pensare come una cosa possibile quella di poter dirigere un’azienda mia.

Oppure, un’altra cosa pazzesca che prima non pensavo, è rispetto all’amore. Io credevo che per me non ce ne fosse, ero lì ad annaspare nelle mie insicurezze, nella mia infelicità pensando che una relazione d’amore come la sognavo io, per me non esistesse. Piano piano ho iniziato a pensare che per me fosse possibile, come lo è per tante altre persone. E ora c’è lui.

La cosa che mi ha convinto di più del Metodo è il concetto di base, che mi ha poi aiutato tantissimo, cioè il fatto che la realtà non è una, ma è soggettiva, quindi è inutile che ci fidiamo troppo di quello che vediamo perché quello che vediamo è una delle realtà possibili. E quindi questo è il punto di partenza che permette poi di costruire tutto il resto.

Capirlo significa davvero essere capaci di mettere in discussione quello che uno pensa da trent’anni. E quindi questo pezzo qui è quello che mi ha fatto svoltare, che mi ha fatto fare un click, che mi ha convinto. INCIMA è un metodo per imparare a vivere, imparare a leggere quello che succede dentro di noi e fuori di noi con degli strumenti che ci permettono poi di gestire quello che accade dentro di noi e quello che accade fuori di noi.

Cosa intendo per gestire? Intendo gestire gli stati emotivi, quindi relativamente a quello che succede dentro di noi e in qualche modo, quindi, a interagire in modo produttivo nei confronti di tutte le cose materiali e gli eventi contingenti che ci circondano.

Cosa significa che il Metodo è produttivo? Significa che è finalizzato ai nostri obiettivi, ci aiuta a raggiungere gli obiettivi che abbiamo. È un viaggio fuori di sé per raggiungere degli obiettivi, ma che ti costringe a fare molti passi dentro di te e quindi prima di tutto a mettere a posto le cose dentro. Adesso sono felice, emotivamente stabile, solida, padrona della mia vita e di me stessa”.

Anna Di Jorio

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